15 novembre 2008

RIPENSIAMO IL FUTURO


Venerdì 14 novembre, ore 8.30. Come altre migliaia di studenti e ricercatori, oggi, faccio il mio ingesso alla Sapienza, occupata da mesi. Lo scenario è fantastico. Un mare di persone: chi ancora disteso dentro il sacco a pelo dalla notte prima, chi già a sorseggiare una birra fresca, chi preoccupato per l'esito finale di una manifestazione nazionale che, poche ore dopo, invaderà per l'ennesima volta in un mese le strade della capitale.
Diverse le facoltà occupate, tra cui Fisica, Lettere e Filosofia, Scienze politiche. Ovunque sono allestite conferenze, dibattiti, spazi auto-gestiti per riflettere su cosa sta accadendo nel paese.
Si sa, gli studenti sono la cartina al tornasole della situazione sociale dell'intero paese , da sempre.
Ma cosa succede in realtà? Perché da settimane si manifesta contro un decreto legge? Cos'hanno in mente gli studenti? Perché è proprio di questo che la gente deve avere un'idea chiara.
Dopo una giornata in corteo per le vie della capitale un'idea personalmente riesco a farmela. Questa generazione ha realizzato che per loro, decreto legge o meno, un futuro sereno non ci sarà: la crisi economica ha intaccato anche le ultime speranze di chi da grande voleva fare l'insegnante o il ricercatore. Ora tutti questi sogni non ci sono più. Le famiglie non sono più in grado di garantire ai propri figli un futuro che, fino a pochi anni fa, erano in grado di assicurare e questo, gli studenti, l'hanno capito. La classe politica evidentemente no.

Camminando per le vie di Roma cantando a squarcia-gola slogan e canzoni si leva un'energia che molti credevano esser svanita per sempre. Quest'energia è l'essenza necessaria per un cambiamento di cui l'Italia intera ha bisogno.
La crisi economica deve ancora calare come una scure sulle imprese. Solo alcune aziende del Nord cominciano già a risentire degli effetti negativi della crisi globale: miglia di cassa-integrati, centenaia di posti di lavoro perduti, famiglie che non sanno come faranno a pagare il mutuo.
È lo schema di sempre che anche questa volta, molto probabilmente, si realizzerà. Prima le agitazioni studentesche, poi quelle sindacali, infine due ipotesi: o una grande stagione di riforme o una grande repressione.
La prima ipotesi la si vede sfumare ogni giorno quando si sente parlare un esponente del governo. Il centrodestra italiano non è in grado ora come ora (ma lo è mai stato?) di affrontare con saggezza e intelligenza la crisi alle porte, piuttosto preferisce l'uso della forza, che sia il manganello (come a Genova nel 2001, ancora una ferita aperta) o sia la politica autoritaria dai toni forti, che sia la divisione dei sindacati o l'uso delle minacce.
Questa Onda di cui si parla poco e male da settimane, non è altro che la presa di coscienza di migliaia di studenti , politicizzati o meno, che per loro il futuro riserverà più delusioni e amarezze che altro. Per questo si continua a manifestare, per questo non ci si vuole arrendere.

L'università italiana, altro settore delicato e mal sopportato dall'opinione pubblica (come dipendenti pubblici, piloti ed immigrati del resto) viene strumentalmente utilizzata dal governo per fare cassa. Non c'è nessuna volontà di rinnovamento ne alcuna intenzione di avviare un progetto di riforma. La sola volontà è quella di fare cassa e zittire per sempre una parte d'Italia che conserva ancora una testa ed una voce critica nei confronti della classe dirigente.
Forse è l'unica ad esser rimasta tale.
Questa protesta che parte dall'università è solo la punta dell'iceberg di un paese immobile, che non funziona più per colpa di caste parassitarie, classi dirigenti inefficienti o corrotte. C'è una volontà di cambiare le cose che è generale, estesa a tanti settori: dalla giustizia all'informazione, dalla classe operaia ai valori che non ci sono più. Questa volontà trova però un muro di fronte, che consiste nel non disporre di strumenti per cambiare le cose, nè dei necessari appoggi politici - solo l'Italia dei Valori ed una parte del PD - ed è per questo motivo che esplode l'onda anomala. Si tratta esclusivamente di una presa di coscienza.
Gli studenti l'hanno capito: o si cambia ora o sarà troppo tardi!


Mac

1 commento:

Anonimo ha detto...

bella mac, ottimo reportage da Roma.
Io personalmente sono d'accordo qnd dici che mancano gli appoggi, e credo però anche che molto sarà l'appoggio che verrà a mancare dagli stessi studenti.. troppe fiammate e mai un incendio. speriamo nelle primarie..