23 agosto 2007

LABORATORIO '48 : SI RIPARTE!!!!

Inizia una nuova stagione per LABORATORIO ’48 all’insegna della collaborazione.
È sorta di fatto in questi mesi estivi, l’idea di unire tante organizzazioni simili alla nostra, ma non solo, per creare qualcosa di nuovo e forte, capace di proporre qualcosa di concreto per la nostra città.
“La Rete” , questo almeno il nome provvisorio, raggruppa le più svariate associazioni giovanili, chi opera nel sociale , chi è attivo nel mondo politico a livello locale, chi fa informazione. Ce n’è per tutti insomma.

L’intento è quello, come già accennato, di dare una possibilità a tutti quei ragazzi (e ce ne sono tantissimi) interessati a fare politica vera, anche solo per trovarsi con persone nuove, anche per dire semplicemente la propria opinione.
Ragazzi che non si ritrovano nella politica spesso troppo “aggressiva” dei centri sociali padovani, ma che pure nei partiti politici non riescono a trovare i propri spazi.

“La Rete” è ancora un cantiere chiaramente ma le idee certamente non mancano. Si sono già fatte diverse riunioni e si comincia già ad intravedere una “fisionomia” per questa nuovo soggetto giovanile. È evidente che sarà un soggetto di centro-sinistra, che ritiene vitale però mantenere la propria autonomia da alcun partito politico, questo è indispensabile per non perdere quel lato critico che caratterizzerà “La Rete”.
“La Rete” sarà aperta a tutti, singoli cittadini o associazioni che siano.

Siamo all’inizio di questa nuova esperienza che ci auguriamo lunga e fortunata, quindi queste restano solamente parole, si vedrà come si svilupperà questo progetto solamente coi fatti, scendendo nelle piazze, organizzando eventi, incontri e perché no, festival musicali .

Questa, ci teniamo a specificarlo, non è la fine di Laboratorio ’48, che continuerà con le proprie iniziative come ha sempre fatto.


Se volete saperne di più su “La Rete”, sugli incontri ed eventi, potete sempre utilizzare la nostra mail per chiederci tutte le informazioni di cui avete bisogno. (laboratorio48@gmail.com)

21 agosto 2007

VUOTI DI INDIGNAZIONE


Questo è un Paese dove mafiosi di ogni tipo si arrogano il diritto di emettere sentenze. Ti possono anche condannare a morte, se vogliono. L’ultima condanna è stata inflitta a Roberto Saviano, giornalista e scrittore ventottenne, che con il libro “Gomorra” ha descritto, vivendolo in prima persona, l’impero economico della camorra, o meglio del Sistema, guidato da boss, che sono oggi manager e imprenditori che commerciano con tutto il mondo. Dopo una notizia di questa gravità pensi che va bene, che le mafie esistono da tempo, che non c’è motivo di stupirsi, perchè l’orgogliosa reazione di una nazione, della sua classe dirigente, degli intellettuali, non si farà di certo aspettare. Invece niente (o quasi). Non c’è una risposta che indichi un tragitto comune. Non abbiamo bisogno di nuovi martiri per la libertà, l’Italia ne ha avuti fin troppi. Questo manifesto non vuole esprimere solo solidarietà, perché la legalità non ha bisogno di molte parole, ma di azioni concrete, quotidiane. Non dobbiamo illuderci che questi siano problemi solo di Saviano, o del meridione. Quando l’ennesima buca sull’autostrada Salerno- Reggio Calabria rende pericoloso il tragitto, tutti dobbiamo essere disposti a colmarla, perché il nostro interesse a non precipitarci dentro coincide con quello degli altri. Colmare quella buca significa anche colmare un vuoto, un vuoto di indignazione. Ci rivolgiamo a tutte le forze politiche, ma con particolare speranza e attenzione a quelle di sinistra. Basta titubanze. La condanna a morte di Saviano è solo l’ultima dei troppi soprusi subiti dallo stato Italiano. Evidentemente non sono bastati decenni di stragi mafiose, per scatenare una reazione più forte e compatta di fronte ad avvenimenti di questo tipo. Una reazione che sappia entusiasmare e scalfire barriere. C’è bisogno una volta per tutte di un segnale convinto e preciso da parte delle istituzioni, dai partiti, dalle associazioni, dalla chiesa per mettere fine alla piaga che la Mafia rappresenta. Quella condanna non è solo contro Saviano, ma contro le giovani generazioni. Contro tutti noi.

SALVATORE TOTO' CUFFARO

E' nato a Raffadali (Ag) il 21 febbraio 1958. E' sposato e padre di due figli. Negli anni '80 si è laureato in medicina e chirurgia, ed ha fatto parte del Consiglio di Facoltà e del Consiglio di amministrazione dell'Università di Palermo in rappresentanza degli studenti. Da studente ha aderito alla Democrazia Cristiana, di cui è stato delegato regionale del movimento giovanile e dirigente organizzativo in Sicilia. Nel 1980 è stato eletto consigliere comunale di Raffadali, dove ha rivestito il ruolo di capogruppo. Nel 1991, con una buona affermazione personale (79.970 voti di preferenza su 287.166 della lista), diviene deputato del collegio di Palermo all'Assemblea Regionale Siciliana. In questa legislatura è stato componente della Commissione attività produttive e vice presidente della Commissione regionale antimafia. Con l'uscita di scena di Calogero Mannino per problemi giudiziari (accusato di aver stretto un patto con la Mafia), Cuffaro, da sempre vicino alle sue posizioni politiche, gli subentra in ruoli di primo piano nel partito in Sicilia. Viene rieletto nel 1996 deputato all'Assemblea regionale siciliana (15.988 voti di preferenza su 61.367) nella lista dei Cristiani Democratici Uniti (CDU), il partito di Rocco Buttiglione. Nella legislatura ha rivestito la carica di assessore per l'agricoltura e le foreste nei governi regionali dal 50° al 54°. Dopo i primi due governi di centro destra, partecipa al 52° e al 53° governo regionale, guidati da Angelo Capodicasa, in quota al centro - sinistra. Infatti, nel 1998 aveva abbandonato il CDU per aderire all'UDEUR di Mastella, partito con cui si candida alle elezioni europee del 1999, ottenendo 89.471 voti (risulta il candidato dell'UDEUR più votato in Italia, pur non scattando il seggio). Il 17 luglio 2001, come candidato presidente della coalizione di centrodestra nella prima elezione diretta del presidente del governo regionale, è risultato eletto con il 59% dei voti. Gli viene affidato anche l'incarico di Commissario straordinario per l'emergenza idrica e di Commissario delegato per l'emergenza rifiuti. Con il CDU ha partecipato alla fondazione dell'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro (UDC), che ha unito a livello nazionale partiti che si richiamano alla Democrazia Cristiana e che sono favorevoli a un'alleanza all'interno della coalizione di Silvio Berlusconi.Nel 2005 è stato nominato vice-segretario nazionale dell'UDC, quando Lorenzo Cesa è subentrato a Marco Follini nella carica di segretario nazionale.
Candidato alle elezioni politiche del 2006, è stato eletto senatore come capolista dell'UDC nella regione Sicilia, ma ha lasciato l'incarico dopo la sua rielezione a presidente della Regione (28 maggio 2006), come candidato del centrodestra, battendo Rita Borsellino, sua principale avversaria, con il 53% contro il 41,6%.


Procedimenti giudiziari
Durante la sua prima presidenza alla Regione Sicilia Cuffaro è entrato, insieme ad altri, nel registro degli indagati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta sui rapporti tra il clan di Brancaccio e ambienti della politica locale. Con gli elementi raccolti, gli inquirenti ritengono che, attraverso l' intermediario Miceli (precedentemente assessore UDC al Comune di Palermo, legato a Cuffaro) e grazie alle talpe presenti nella Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Cuffaro abbia informato Giuseppe Guttadauro, boss mafioso ma anche collega medico di Miceli all'Ospedale Civico di Palermo, e, grazie ad altri contatti, personalmente, Michele Aiello, il più importante imprenditore siciliano, indagato per associazione mafiosa, di notizie riservate legate alle indagini in corso che li vede coinvolti. Nel settembre del 2005, Cuffaro per questi fatti, negati dall'interessato, è stato rinviato a giudizio per favoreggiamento aggravato alla Mafia e rivelazione di notizie coperte da segreto istruttorio. Secondo il GUP è accertato che abbia fornito all'imprenditore Aiello informazioni fondamentali per sviare le indagini. Nell'incontro, anche una discussione riguardante l'approvazione del tariffario regionale da applicarsi alle società di diagnosi medica posseduta dall'imprenditore. Aiello ha ammesso entrambi i fatti, Cuffaro afferma soltanto che si sia discusso delle tariffe. Il GUP ipotizza che il mafioso Guttadauro sia venuto a conoscenza da Cuffaro delle microspie, in funzione del suo rapporto con Aiello, sempre per via del contatto con i due marescialli corrotti vicine ai luoghi d'indagine, uno dei quali è stato l'autore del piazzamento delle microspie. Al vaglio del processo rientrano altri supposti rapporti con la Mafia. Nel 1991, Cuffaro incontrò Angelo Siino, che allora però era solo un consigliere comunale democristiano, a casa sua e ne chiese i voti. Secondo una perizia ordinata dal tribunale nel corso del processo a Miceli, nei momenti in cui si è scoperta a casa di Guttadauro la microspia, sarebbero state confermate le testimonianze secondo le quali la moglie del boss mafioso ha dato merito a Totò Cuffaro del ritrovamento. Nel dicembre 2006, Miceli é stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.
Riassumendo: in questo momento Salvatote Cuffaro, è indagato per favoreggiamento aggravato a cosa nostra e rivelazione di segreto d’ufficio, da un mese sempre nello stesso processo, grazie alla riapertura delle indagini, è indagato anche per concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza per il primo capo d’accusa è attesa per l’inizio del 2008. Non male per un ex vicedirettore della comissione regionale antimafia.. che si è anche tolto lo sfizio di attaccare in diretta tv i giudici Falcone e Borsellino per il loro operato.