24 novembre 2007

GRAZIE A TUTTI

La serata in memoria di Enzo Biagi organizzata ieri sera a Palazzo Moroni è stata davvero un successo, sia per la presenza in sala, sia e soprattutto per l'interessante contributo datoci dagli ospiti intervenuti in sala.
A presto pubblicheremo le foto con il resoconto della serata, nel frattempo ecco i video che abbiamo montato noi di Lab48 e che abbiamo proiettato ieri all'iniziao e alla fine della serata.
Grazie a tutti per aver ricordato Enzo Biagi per la sua umanità, professionalità, ma soprattutto per l'idea di libertà che purtroppo pochi o nessuno rispecchiano come lui.
Grazie per aver partecipato,
"Libertà è partecipazione" Giorgio Gaber.








18 novembre 2007

CIAO ENZO

“La libertà è come la poesia:
non deve avere aggettivi,
è libertà”


Dopo la morte di Enzo Biagi molti commenti, servizi e articoli di giornale hanno reso merito all’uomo e al cronista, come a lui piaceva definirsi.
E questo è un fatto.
Pensiamo, però, sia importante che almeno per qualche ora la trasmissione dei ricordi non sia filtrata dalla televisione o dalla carta stampata.
Questa, invece, è un’opinione.
Perché Enzo Biagi occupa un ruolo di primo piano nella storia del giornalismo? Cosa lascia in eredità?
Cosa ha cercato di trasmettere alle giovani generazioni?
Queste sono domande.


Ne parliamo con:


Loris Mazzetti
Responsabile della trasmissione “Il Fatto” e autore de “Il libro nero della RAI”
Giuseppe Giulietti
Deputato gruppo parlamentare PD - L’Ulivo alla Camera
Maria Luisa Vincenzoni
Giornalista Rai – conduttrice TgR
Carlo Fumian
Docente di Storia contemporanea dell’Università di Padova





VENERDÌ 23 NOVEMBRE 2007 ORE 20:45
SALA L. PALADIN DI PALAZZO MORONI


laRete ( Laboratorio’48 – Generazione Democratica – Studentiper )in collaborazione con Pensare Democratico

13 novembre 2007

IL PAPA DAL COMMERCIALISTA

Di Doriana Goracci

La Commissione europea ha inviato al governo italiano una lettera in cui chiede dei chiarimenti sulle agevolazioni fiscali di cui beneficiano la Chiesa e altri enti non commerciali. Lo riferisce Apcom da fonti qualificate, che spiegano che l'Italia ha ora 30 giorni per rispondere ad una "vasta serie di domande".


Per ora non ci sarebbero "valutazioni di merito", e l'azione della Commissione rientra ancora in una fase preliminare di analisi della questione. La misura fu decisa dall'Esecutivo di Silvio Berlusconi durante la passata legislatura e non è stata ritirata dalla squadra di Romano Prodi attualmente al potere. La Commissione europea ha intimato a Roma di inviare una spiegazione entro 30 giorni, la misura potrebbe infatti violare le norme continentali sugli aiuti di Stato. Il 1992 è l'anno di nascita dell'Ici. La legge istitutiva del tributo stabilisce, infatti, non solo chi deve pagare, ma anche chi ne è esentato. Non sono soggetti all'imposta gli immobili degli enti pubblici, gli edifici di culto della Chiesa cattolica (le chiese e le loro pertinenze: ad esempio i locali dove si fa il catechismo, la casa canonica, l'oratorio) e anche quelli di tutte le confessioni religiose che hanno stipulato un'intesa con lo Stato. Sono esenti, inoltre, quegli immobili degli enti non commerciali (cioè senza fini di lucro) che siano esclusivamente destinati a una serie di finalità elencate nella legge: e cioè attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative, sportive.In questo gruppo rientrano anche gli enti ecclesiastici. A quanto pare tutte queste attività non sono così esclusivamente di natura commerciale.Il Trattato dell'Unione Europea all'art. 87 vieta le agevolazioni fiscali che avvantaggino solo alcune imprese che operano nel mercato (ossia le agevolazioni selettive). Gli aiuti vanno valutati in base agli effetti che producono sul mercato e sulla concorrenza. Basta la prevalenza non commerciale, e si rientra nell'agevolazione. Nessuno si sogna di cacciare nessuno dal tempio, figurarsi... La stagione della caccia, vede altre prede e altre battute in territori assai più scandalosamente dediti a quanto pare al mercato. Eppure quella lettera è come un colombo viaggiatore che non si annuncia ma annuncia e reca un segnale, spero davvero di giustizia, sia pure fiscale.

06 novembre 2007

ENZO BIAGI

Non ritengo di essere all'altezza di rendere dignitoso omaggio a Enzo Biagi, tanta era la sua dignità professionale e umana.
Biagi è la libertà, è la democrazia.






Dopo le dimissioni forzate da "Epoca"
« Ero l'uomo sbagliato al posto sbagliato: non sapevo tenere gli equlibri politici, anzi proprio non mi interessavano e non amavo stare al telefono con onorevoli e sottosegretari [...] Volevo fare un telegiornale in cui ci fosse tutto, che fosse più vicino alla gente, che fosse al servizio del pubblico non al servizio dei politici »








"La democrazia è fragile, e a piantarci sopra troppe bandiere si sgretola"










"Credo che la libertà sia uno dei beni che gli uomini dovrebbero apprezzare di più. La libertà è come la poesia: non deve avere aggettivi, è libertà"

"Scompare con Enzo Biagi una grande voce di libertà. Egli ha rappresentato uno straordinario punto di riferimento ideale e morale nel complesso mondo del giornalismo e della televisione, presidiandone e garantendone l'autonomia e il pluralismo. Il suo profondo attaccamento - sempre orgogliosamente rivendicato - alla tradizione dell'antifascismo e della Resistenza lo aveva condotto a schierarsi in ogni momento in difesa dei principi e dei valori della Costituzione repubblicana". Giorgio Napolitano.



"Ho sempre sognato di fare il giornalista, lo scrissi anche in un tema alle medie: lo immaginavo come un "vendicatore" capace di riparare torti e ingiustizie [...] ero convinto che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo "









"Fa una triste impressione questo spirito intollerante e induce a guardare al futuro con qualche preoccupazione. Sono sempre meno quelli disposti a difendere il diritto di esprimere un'idea, anche se è contraria alla nostra, o a considerare intelligenti quelli che non la pensano come noi" 4 Aprile 1996





"Si può essere a sinistra di tutto, ma non del buon senso."

"Sto dall'altra parte, quella che simpaticamente il premier ha definito «coglioni». Credo che tutti i giovani, figli di ricchi o di poveri, debbano avere gli stessi diritti allo studio e uguali possibilità nell'affrontare la vita; credo nella magistratura, nella sua indipendenza, e che tutti possano difendersi qualunque sia il conto in banca, quindi non credo alle trame; credo nella libertà di espressione, cioè giornali e televisioni liberi di criticare il potere; credo che non debbano esserci prevaricazioni né leggi ad personam, per sé, familiari o amici; credo che la pace debba sempre vincere sulla guerra; infine credo che non si debbano imbarcare fascisti e neonazisti per un pugno di voti. Non mi fido di chi ha avuto cinque anni e li ha spesi male. E non ho mai sopportato quelli che fanno promesse e non le mantengono. (dal Corriere della Sera, 9 aprile 2006) "

Parlando del 25 Aprile:
"Una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita. (da La mia Italia che non si arrende, Corriere.it, 23 aprile 2007) "










"Nei cinque anni di governo del centrodestra, mai una volta Silvio Berlusconi si è fatto vedere in piazza il 25 aprile, mai una parola dedicata agli antifascisti, d'altra parte governare con gli eredi di Mussolini ha un prezzo che si deve pagare. Comunque, il Cavaliere, in piedi a Milano in piazza del Duomo, al fianco di partigiani come Ciampi, Boldrini e poi Tina Anselmi, Oscar Luigi Scalfaro, Massimo Rendina, Checco Berti Arnoaldi, Giovanni Pesce, Bruno Trentin, Giorgio Bocca, Pietro Ingrao, Rossana Rossanda, Giuliano Vassalli, e i compianti Luigi Pintor e Aldo Aniasi, sarebbe stato ridicolo nonostante il ruolo istituzionale. "




"Si è addormentato sereno - ha raccontato Bice - devo dire che aveva programmato come sempre tutto anche per noi. Ci ha fatto dormire qualche ora, a me e a mia sorella, e ci ha aspettati. Siamo stati insieme". Ai giornalisti che le hanno chiesto un ricordo del padre, la donna ha risposto: "Mi rendo conto che voi tutti ricordate Enzo Biagi. Io mi ricordo mio padre e sono grata a tutti quelli che in questi giorni mi hanno dimostrato tanto bene. Non dico che per noi è una scoperta, ma certo, noi siamo le sue figlie e ci ha stupito. Io ho perso un padre, sono solo più sola".





04 novembre 2007

Odio gli indifferenti

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto ad ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta già costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'é in essa nessuno che stia dalla alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Peciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917

01 novembre 2007

CARO MINISTRO....

Oggi ho trovato questo Post sul blog del Mnistro delle Comunicazioni Paolo gentiloni:



Se la bella tv fa anche ascolti


Stamattina aspettavo con particolare curiosità i dati Auditel di ieri. Mi aveva colpito, infatti, Il sergente di Marco Paolini messo in onda in prima serata da La 7. Un pezzo di teatro straordinario. Il racconto di Rigoni Stern reso con un ritmo sorprendente e con le voci dei militari italiani -voci di gente povera del nord, voci dell'altopiano di Asiago- che l'interpretazione di Paolini faceva sembrare reali. Ero rientrato a casa quando il programma era già in onda da un'ora, sono rimasto a guardarlo fino alla fine.E gli ascolti? mi chiedevo ieri sera. Che ascolti farà un lungo monologo su una storia drammatica di miseria e guerra?Ha fatto quasi il 6%, il doppio dell'ascolto della rete. Oltre un milione e duecentomila telespettatori. Davvero una bella notizia. Complimenti a Paolini, a Rigoni Stern e a La 7 che ha avuto il coraggio di proporlo in prime time.Lo segnalo ai coltivatori del luogo comune per cui i programmmi di qualità (che siano film o inchieste giornalistiche, documentari o pezzi di teatro, musica o intrrattenimento intelligente) non farebbero ascolti.Non è sempre così. Anzi ho l'impressione che le smentite a quel luogo comune siano talmente numerose che forse sarebbe il caso di abbandonarlo.



Bravo ministro, complimenti per esserti accorto che si può e si deve fare un tv diversa da quella dei reality, delle soap opera e dei tg pieni di gossip, ma quanti anni sono passati dal famoso Vajont di Paolini su rai 2? anche allora gli ascolti furono incredibili ma non si è pensato di fare almeno della rai(essendo la tv pubblica) un'emittente di qualità da contrapporre ai programmi delle reti commerciali che (giustamente dal loro punto di vista..) badano solo agli ascolti a discapito di qualsiasi contenuto.

Le tue parole mi sembrano quindi molto di circostanza, complimenti postumi per pulirsi la coscienza del mancato appoggio ricevuto da tutti i nostri talenti migliori (attori, giornalisti, autori, registi..) da parte delle istituzioni.

Certo un tv spazzatura lascia il popolo nell'ignoranza e nell'illusione che tutto si possa risolvere in un confessionale o con una nomination... ma il discorso sarebbe troppo lungo.. tv oppio dei popoli!

Concludendo mi chiedo: chissà cosa stava guardando martedì sera il 96% degli italiani? Forse preferisco non sapere la risposta...