23 luglio 2009

PAPI GATE CENSURATO DALLA , SOLITA, INFORMAZIONE DI REGIME...




















Se c'è una cosa che in Italia lascia ancora piuttosto perplessi è la "doppia" informazione di cui godono i cittadini della penisola.

Siamo difatti da qualche anno di fronte ad un fenomeno anomalo, tutto italiano , ossia la compresenza di cittadini informati (tramite la rete, e qualche quotidiano ancora libero) da una parte, e cittadini che non hanno idea di cosa stia succedendo in Italia ( la maggiornaza, ossia quella parte che ricorre all'informazione proveniente dalla televisione)dall'altra.
Pochi, infatti, sono venuti al corrente del contenuto delle registrazioni eseguite dalla escort Patrizia D'addario impegnata in un "colloquio" piuttosto hot con il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. (PER LEGGERE I DETTAGLI DIGITARE IL SEGUENTE LINK: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/intercettazioni/2104824

I nastri , pubblicati in Italia solamente da Espresso e ripresi da Repubblica, stanno facendo letteralmente il giro del mondo tra lo stupore e lo sconcerto globale.
In Italia, invece, si assiste come sempre alla solita censura da parte di RAi e Mediaset, con il risultato che lo scandalo sessuale ribattezzato come PAPI GATE, tarda ad esplodere, se esploderà...
L'opposizione, nel frattempo, chiede spiegazioni ma riceve in cambio solo gli sfottò e le spallucce dei "lacchè dell'imperatore", Ghedini e Gasparri in testa.
E pensare che era tutto nato dalla denuncia del ciarpame senza pudore della moglie..immidiatamente derubricato da Minzolini e colleghi
Di seguito riporto il servizio di Repubblica del 22 luglio a riguardo:

Nuovi nastri Berlusconi-D'Addario
scontro al Senato, slittano le mozioni Pd
di MAURO FAVALE

ROMA - Non sono finite le registrazioni delle conversazioni tra Silvio Berlusconi e Patrizia D'Addario: altre quattro vengono pubblicate sul sito internet de L'Espresso e di Repubblica. Una nuova puntata che arriva il giorno in cui, per la prima volta, la vicenda che coinvolge da tre mesi il Presidente del Consiglio approda nell'aula del Senato con la discussione sulla calendarizzazione delle mozioni Pd sui comportamenti di Silvio Berlusconi.

Paolo Gentiloni (Pd) legge negli audio "la smentita alla versione fornita dal premier" e Niccolò Ghedini, parlamentare Pdl e avvocato di Berlusconi ribatte: "Vi è stata un'unica indicazione prospettata da Berlusconi sulla D'Addario: "Non ne ho alcun ricordo. Ne ignoravo il nome e non avevo in mente il viso"". Ghedini, però, stavolta non si arrocca sulla falsità dei nastri. "E' facile manipolarli" ma la pubblicazione, "se fossero veri, sarebbe comunque illecita". Il portavoce del premier, Paolo Bonaiuti, denuncia "la politica e l'informazione fatte dal buco della serratura". E Tarak Ben Ammar, finanziere franco-tunisino, membro del Cda di Mediobanca e amico personale di Berlusconi intravede, nella pubblicazione delle conversazioni "un attacco all'Italia".

Al Senato, invece, è tutto rimandato a settembre. Perché, per discutere in Parlamento delle conseguenze dei comportamenti privati di Berlusconi "c'è tutto il tempo", dice un raggiante Maurizio Gasparri. Com'era prevedibile il Senato decide di "stralciare" le due mozioni presentate dal Pd con votazione a maggioranza. "Una forzatura", dicono dai banchi dell'opposizione che, compatta (Pd, Udc e Idv), vota contro la proposta di Pdl e Lega. "Solo un patto tra gentiluomini che i democratici non hanno rispettato", chiosa il vicecapogruppo Pdl Gaetano Quagliariello. "Avevamo permesso al Pd - continua - di calendarizzare una discussione sul G8 due settimane fa, senza leggere i testi delle mozioni. Loro hanno voluto presentarne due che non avevano un collegamento attinente e sono venuti meno al gentlemen's agreement".

"Non è vero - risponde la presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro - nessuna scorrettezza. Le nostre mozioni erano attinenti: riguardano la sicurezza nazionale messa a rischio dai comportamenti del premier. I giornali internazionali si sono occupati dei temi trattati nella mozione nel periodo antecedente al G8. Il tutto riguardava il G8 che si è svolto in Italia".

La maggioranza non sente ragioni. In aula l'ordine di scuderia è quello di concedere lo stretto indispensabile all'opposizione. Quagliariello fa segno a Federico Bricolo, capogruppo della Lega di "tenere i toni bassi".

Ma ormai la discussione è aperta e per oltre mezz'ora, a Palazzo Madama, la tensione è alta e le parole pesantissime. "E' stato travolto ogni limite, non c'è più misura - si lamenta Luigi Zanda, vicecapogruppo democratico - sono emersi così tanti e così smodati eccessi che i comportamenti privati hanno finito col condizionare lo stesso funzionamento delle istituzioni".

Udc e Idv accusano la maggioranza di "aver paura di discutere di questi argomenti". "Nessun timore - risponde il capo dei senatori Pdl - ma vogliamo avere anche noi la possibilità di presentare mozioni: ci sono numerosi problemi dentro al Pd, dalla sanità pugliese alla questione morale segnalata dal senatore democratico Ignazio Marino".

Poi un botta e risposta velenoso con Zanda: "So che il senatore Zanda - afferma Gasparri - è un vecchio sodale di alcuni gruppi editoriali perché quando è morto Caracciolo (che fu presidente onorario del gruppo L'Espresso, ndr) ho scoperto che vive in una casa che gli ha regalato Caracciolo. Beato lui". Zanda replica: "Non ho intenzione di rispondere ai suoi insulti. Ma, per onore della verità, ci tengo a chiarire che in tutta la mia vita non ho mai ricevuto in eredità nessuna proprietà immobiliare".

01 luglio 2009

QUANDO PURE LA MEMORIA CADE IN PRESCRIZIONE..



Innanzitutto vorrei iniziare chiedendo scusa per la prolungata latitanza del blog.
Il mese e mezzo appena trascorso è stato molto lungo ed intenso, caratterizzato da una campagna elettorale che alla fine ci ha visti premiati e contenti. Come molti ormai già sapranno siamo stati eletti in consiglio di quartiere (Marco Concolato è la quinta persona più votata con 175 preferenze).
Di questo risultato non smetteremo mai di ringraziare tutti quelli che ci hanno sostenuto e incoraggiato da inizio campagna, ormai più di due mesi fa, fino ad oggi.

Il fatto che il blog sia stato tracurato in questo periodo non sta a significare che ci siamo dimenticati delle vicende riguardanti la politica nazionale.
Non è, infatti, passata inosservata l'ennesima proposta lanciata da parte di "Berlusconi e soci" di mettere il bavaglio alla libera informazione che circola on line.

Per capire a cosa mi riferisco, ossia alla proposta di legge relativa all'introduzione del "diritto all'oblio" presentata dall' on. leghista Carolina Lussana, rimando ad un utile riflessione di un professionista dell' argomento: l'avv.
Antonello Tomanelli.

L'articolo integrale lo potete trovare alla pagina:
http://www.difesadellinformazione.com/ultime_notizie/132/internet-e-diritto-all-oblio-quando-la-memoria-cade-in-prescrizione/

" Il generale Rafael Videla, capo della giunta militare che governò l’Argentina tra il 1976 e il 1981, amava ripetere che “la memoria è sovversiva”. Il senso della frase è che niente che possa nuocere al Potere va ricordato. In un’ottica opposta, Roberto Scarpinato, magistrato antimafia della procura di Palermo, dice che “la memoria è come un indice puntato contro i crimini del Potere”.

Carolina Lussana, deputata della Lega, ha fatto propria la tesi del dittatore argentino presentando alla Camera dei Deputati il disegno di legge n. 2455, che vuole regolamentare il cosiddetto “diritto all’oblìo” su internet. Un disegno di legge che impedirebbe di mantenere in Rete, decorso un certo periodo di tempo, informazioni su persone che in precedenza hanno avuto guai con la Giustizia.

Molto sinteticamente, il diritto all’oblìo, creato da quella giurisprudenza degli anni ’70, attentissima ai diritti della persona, che lo collocò tra i diritti inviolabili di cui all’art. 2 Cost., è il diritto di ognuno a non vedere riproposti al pubblico fatti propri che in passato furono oggetto di cronaca. A volte è sufficiente una singola pubblicazione perché una notizia venga acquisita con completezza dalla collettività. Altre volte sono necessari approfondimenti, che fanno sì che la notizia perduri nel tempo. In ogni caso, a partire dal momento in cui il fatto è acquisito nella sua interezza, l’interesse pubblico alla sua riproposizione va scemando fino a scomparire, come se diventasse un fatto privato, e sorge il presupposto del diritto all’oblìo.

Una tutela sacrosanta. Ma che, per ovvi motivi, riguarda il “cittadino X”, il tossicodipendente che per procurarsi la dose rapinò la bottega, o l’anonimo funzionario che si fece corrompere per coprire un abuso edilizio. Non certo il politico di lungo corso, quello il cui rapporto con la collettività perdura nel tempo e che sarà sempre attenzionato dall’opinione pubblica, anche per ciò che riguarda il passato.

Ebbene, il disegno di legge presentato dalla deputata Lussana cancella questo principio. Detta una normativa generale sui termini massimi di permanenza in Rete della notizia di un procedimento penale a carico di chicchessia, pena una sanzione amministrativa da 5.000 a 100.000 Euro ai danni del proprietario del sito. I termini variano a seconda che si tratti di assoluzione o archiviazione (un anno), di amnistia o prescrizione (due anni), di una condanna definitiva. In quest’ultimo caso, i termini sono maggiori e dipendono unicamente dall’entità della pena inflitta con la sentenza di condanna. Ma, cosa più importante, non si guarda all’autore del fatto. La normativa riguarda tanto il pastore che uccide per riprendersi la pecora quanto il presidente del Consiglio."