01 luglio 2009

QUANDO PURE LA MEMORIA CADE IN PRESCRIZIONE..



Innanzitutto vorrei iniziare chiedendo scusa per la prolungata latitanza del blog.
Il mese e mezzo appena trascorso è stato molto lungo ed intenso, caratterizzato da una campagna elettorale che alla fine ci ha visti premiati e contenti. Come molti ormai già sapranno siamo stati eletti in consiglio di quartiere (Marco Concolato è la quinta persona più votata con 175 preferenze).
Di questo risultato non smetteremo mai di ringraziare tutti quelli che ci hanno sostenuto e incoraggiato da inizio campagna, ormai più di due mesi fa, fino ad oggi.

Il fatto che il blog sia stato tracurato in questo periodo non sta a significare che ci siamo dimenticati delle vicende riguardanti la politica nazionale.
Non è, infatti, passata inosservata l'ennesima proposta lanciata da parte di "Berlusconi e soci" di mettere il bavaglio alla libera informazione che circola on line.

Per capire a cosa mi riferisco, ossia alla proposta di legge relativa all'introduzione del "diritto all'oblio" presentata dall' on. leghista Carolina Lussana, rimando ad un utile riflessione di un professionista dell' argomento: l'avv.
Antonello Tomanelli.

L'articolo integrale lo potete trovare alla pagina:
http://www.difesadellinformazione.com/ultime_notizie/132/internet-e-diritto-all-oblio-quando-la-memoria-cade-in-prescrizione/

" Il generale Rafael Videla, capo della giunta militare che governò l’Argentina tra il 1976 e il 1981, amava ripetere che “la memoria è sovversiva”. Il senso della frase è che niente che possa nuocere al Potere va ricordato. In un’ottica opposta, Roberto Scarpinato, magistrato antimafia della procura di Palermo, dice che “la memoria è come un indice puntato contro i crimini del Potere”.

Carolina Lussana, deputata della Lega, ha fatto propria la tesi del dittatore argentino presentando alla Camera dei Deputati il disegno di legge n. 2455, che vuole regolamentare il cosiddetto “diritto all’oblìo” su internet. Un disegno di legge che impedirebbe di mantenere in Rete, decorso un certo periodo di tempo, informazioni su persone che in precedenza hanno avuto guai con la Giustizia.

Molto sinteticamente, il diritto all’oblìo, creato da quella giurisprudenza degli anni ’70, attentissima ai diritti della persona, che lo collocò tra i diritti inviolabili di cui all’art. 2 Cost., è il diritto di ognuno a non vedere riproposti al pubblico fatti propri che in passato furono oggetto di cronaca. A volte è sufficiente una singola pubblicazione perché una notizia venga acquisita con completezza dalla collettività. Altre volte sono necessari approfondimenti, che fanno sì che la notizia perduri nel tempo. In ogni caso, a partire dal momento in cui il fatto è acquisito nella sua interezza, l’interesse pubblico alla sua riproposizione va scemando fino a scomparire, come se diventasse un fatto privato, e sorge il presupposto del diritto all’oblìo.

Una tutela sacrosanta. Ma che, per ovvi motivi, riguarda il “cittadino X”, il tossicodipendente che per procurarsi la dose rapinò la bottega, o l’anonimo funzionario che si fece corrompere per coprire un abuso edilizio. Non certo il politico di lungo corso, quello il cui rapporto con la collettività perdura nel tempo e che sarà sempre attenzionato dall’opinione pubblica, anche per ciò che riguarda il passato.

Ebbene, il disegno di legge presentato dalla deputata Lussana cancella questo principio. Detta una normativa generale sui termini massimi di permanenza in Rete della notizia di un procedimento penale a carico di chicchessia, pena una sanzione amministrativa da 5.000 a 100.000 Euro ai danni del proprietario del sito. I termini variano a seconda che si tratti di assoluzione o archiviazione (un anno), di amnistia o prescrizione (due anni), di una condanna definitiva. In quest’ultimo caso, i termini sono maggiori e dipendono unicamente dall’entità della pena inflitta con la sentenza di condanna. Ma, cosa più importante, non si guarda all’autore del fatto. La normativa riguarda tanto il pastore che uccide per riprendersi la pecora quanto il presidente del Consiglio."

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