09 febbraio 2009

LA FINE DELLA DEMOCRAZIA


Ricevo e pubblico una mail inoltratami dai Giovani Democratici di Padova riguardo all'ultimissimo scontro tra il presidente del consiglio Silvio Berlusconi e il più alto garante della costituzione Repubblicana, il Presidente Napolitano.

Non conosco chi materialmente ha redatto il testo della mail ma voglio ringraziarlo ugualmente per aver saputo raccontare in maniera equilibrata e limpida l'attuale situazione politica italiana.




"E' con grande tristezza e con profondo turbamento che assistiamo quasi increduli a quello che oseremmo definire uno dei momenti più difficili della nostra Repubblica. Eppure è proprio grazie a questa Repubblica, alle sue origini e soprattutto alla sua Costituzione se oggi resiste ancora la Democrazia in questo Paese. Il populismo oggi al governo (perché non si può parlare di vera destra né di veri conservatori o liberali) e soprattutto il Presidente del Consiglio Berlusconi confondono Democrazia con dittatura della maggioranza. La maggioranza ha il diritto (nonché il dovere) di esprimere ed attuare un programma politico. Ma c'è un limite, normalissimo per alcuni e per tutte le Democrazie avanzate dell'Occidente, odioso e inutile per altri…: la Costituzione e il conseguente rispetto dei massimi valori democratici e repubblicani. La maggioranza non può fare tutto quello che vuole! Tuttavia il delitto più grave di cui si potrebbe macchiare la maggioranza e soprattutto coloro che la rappresentano sarebbe quello di asservirsi alla volontà di una sola persona… l'Europa e la nostra Italia ne hanno già avuto abbastanza. La Costituzione è nata proprio come risposta alla morte della Democrazia, come soffio vitale per una nuova società, la nostra società, la nostra Repubblica.

Altro che riforma della Costituzione, come vorrebbe il presuntuoso governo al potere. Ammesso e non concesso che la nostra Legge Fondamentale risenta per certi aspetti dei suoi sessant'anni, non è certo da questo governo che vogliamo che venga modificata, non ci fidiamo minimamente. Già infinite volte ha dimostrato il suo modo di agire: strumentale ad interessi personali o, a farla grande, di ristrette categorie. Se ci fossero però dei dubbi su quello che l'Onorevole Presidente Silvio Berlusconi pensa davvero della Costituzione, è lui stesso a fugarceli: "la Carta è una legge fatta molti anni fa sotto l'influenza della fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione russa come a un modello da cui prendere molte indicazioni".

Persino in questioni delicatissime e molto sentite dalla Nazione, come la triste vicenda di Eluana Englaro, in cui ci si dovrebbe muovere con estrema discrezione e rispetto per trovare un ampio consenso e soluzioni condivise, il premier è riuscito a fare quello che sa fare meglio: dividere il Paese. Dicendo di rappresentare il partito della vita contro il partito della morte ha offeso almeno la metà dei cittadini, e l'altra metà dovrebbe comunque sentirsi quantomeno imbarazzata.

Proprio a causa di questa vicenda si è consumata la vergognosa contrapposizione istituzionale: il governo, con la solita superficialità, il solito opportunismo elettorale e propagandistico e l'ennesima caduta di stile, ha preteso di intervenire con un decreto legge ad hoc, ricevendo però il legittimo e sacrosanto stop dal Capo dello Stato. Invece di riflettere sul valore politico dell'autorevole rifiuto e sulla delicatezza della situazione, Berlusconi e il suo governo ne hanno approfittato per radicalizzare lo scontro e per giustificare il loro piano di mettere le mani sulla Costituzione."

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