22 aprile 2008

VOTO GIOVANILE

Pubblico un intervento di Paolo Giacon sul voto giovanile veneto alle ultime elezioni politiche.

PER CHI HANNO VOTATO I GIOVANI DEL VENETO? Un commento pubblicato ieri su Il GAZZETTINO


A quali partiti hanno dato fiducia le giovani generazioni? Analizzando i risultati delle liste che si sono presentate alla Camera e al Senato ed ipotizzando una minima incidenza del voto disgiunto, è possibile analizzare la distribuzione dei voti assegnati dalla fascia piu’ giovane dell’elettorato compresa tra i 18 e i 25 anni. Si tratta di un voto “pesante”, perche’ è stato dimostrato che la generica scelta di campo tra riformisti e conservatori, cioe’ tra sinistra e destra, tende a conservarsi per molti appuntamenti elettorali successivi. Questo non significa che il voto dei giovani si cristallizzerà anche nelle prossime tornate elettorali: soprattutto nel nostro Paese il voto giovanile rimane mobile, instabile e a volte sorprendente. Proprio come nel caso delle politiche 2008. Elezioni in cui la tripartizione del Veneto, che vede sostanzialmente pari PdL, Lega e Pd si trasforma, nella popolazione giovanile, in una netta prevalenza leghista. Il 40% degli elettori veneti tra i 18 e i 25 anni ha dunque votato per la Lega, il 21% ha dato fiducia a Walter Veltroni, mentre il 16% ha orientato la sua preferenza verso il Popolo delle Libertà. Quali le motivazioni del successo leghista? La radicalità di alcuni atteggiamenti e l’immediatezza di alcuni slogan hanno fatto di sicuro presa sull’elettorato giovanile, costruendo in alcuni casi modelli che i piu’ giovani hanno scelto di seguire ed imitare. Una campagna elettorale basata sulla paura del diverso e sullo spirito campanilista hanno di sicuro contribuito a questo successo. La proposta di Veltroni, penetra con difficoltà tra i giovani veneti. Rispetto ai bassi consensi espressi durante il governo Prodi, la campagna innovativa di Veltroni e i suoi slogan hanno fatto un piccolo miracolo, ma evidentemente non è stato sufficiente. A questo dobbiamo anche aggiungere che il movimento dei Giovani Democratici, organizzazione giovanile del PD non è nella nostra regione al 100% delle sue potenzialità, a causa di una fase di transizione e costituente che sta attraversando da molti mesi.
La provincia di Padova presenta una distribuzione dei voti giovanili molto simile a quella del Veneto, con la Lega che raggiunge il 38% dei consensi, seguita faticosamente da Pd e Pdl.
Piu’ interessante invece è l’analisi del voto giovanile nel territorio del comune capoluogo, dove gli elettori tra i 18 e i 25 anni sono stati quasi 9000. In controtendenza rispetto al dato nazionale, Sinistra Arcobaleno e La Destra raccolgono rispettivamente il 6% e il 7% dei consensi, confermando l’attenzione di una piccola parte del mondo giovanile verso posizioni politiche estreme e radicali. Di dimensioni colossali la catastrofe elettorale di UdC e del Popolo delle Libertà che raccologono rispettivamente solo l’1% dei consensi nella fascia elettorale 18-25 anni. Veltroni si attesta al 32%, confermando la calorosa accoglienza dei giovani padovani durante il suo tour nel Veneto. Inaspettato il risultato della Lega Nord che raggiunge il 28% dei consensi tra i giovani padovani. Un dato che, confrontato con il 15% ottenuto dallo stesso partito alla Camera (dato generale) indica una prospettiva di crescita ed evidentemente nasconde una buona capacità dialogica con le giovani generazioni. Da dove ripartire dunque per portare i giovani padovani a riflettere sulla superficialità e la demagogia del messaggio leghista e ritornare ad un voto basato su razionalità e non sull’istinto? Sono tre gli ambiti sociali in cui il Partito Democratico ed i Giovani Democratici devono agire con rinnovato vigore per impostare una strategia di crescita e consenso. In primis l’università, che non è solo un’autonoma e libera istituzione di formazione e ricerca, ma è anche un laboratorio di idee, un luogo di libero confronto e fucina della futura classe dirigente. E’ necessario ripartire poi dalle piazze: dedicare meno tempo a riunioni e ad attività di segreteria e ritornare a contatto con i giovani che popolano le piazze cittadine. Il rischio dell’autoreferenzialità, che credevamo di aver lasciato alle nostre spalle con le esperienze di DS e Margherita, è ancora alto nella nuova esperienza del PD. Ed infine è necessario ripartire dai piccoli e medi comuni della provincia, valorizzando quei giovani amministratori (ce ne sono tanti) che pur appartenendo a liste civiche, condividono gli stessi valori democratici. E’ sulla passione e la competenza di questi ragazzi e ragazze che è possibile costruire un’alternativa forte alla demagogia leghista e ad un Popolo delle Libertà spento, privo di grinta e determinazione.

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