
"Siete capaci di sentire nel profondo di voi stessi qualsiasi
ingiustizia commessa contro qualsiasi persona in qualsiasi parte del mondo.E' la qualità piu importante per un rivoluzionario"
Otto ottobre 1967 ore 13.10 a La Higuera, all’interno della scuola, Ernesto Che Guevara veniva assassinato dalle forze armate boliviane, appoggiate da agenti della Cia. Il comandante, ferito alle gambe e catturato il giorno prima nella selva, venne giustiziato a sangue freddo da Mario Tèran, su ordine del dittatore Barrientos, con una carbina M12 di fabbricazione italiana.
Nato nel 1928 da una famiglia della buona borghesia di Rosario, in Argentina, si laureò in medicina all'Università di Buenos Aires nel 1953; poco dopo partì in moto con l'amico Alberto Granado per un leggendario viaggio attraverso l'America latina in seguito al quale egli avrebbe maturato la sua presa di coscienza sociale e politica, come risulta dai diari che tenne in quell'occasione.
Nel 1954 Guevara collaborò in Guatemala con il presidente Jacob Arbenz, sostenendone la riforma agraria; dopo la caduta di questi, convinto che solo una rivoluzione armata avrebbe potuto abbattere le disuguaglianze sociali del continente sudamericano, lasciò l'Argentina, all'epoca governata da Perón, e si trasferì a Città di Messico dove conobbe Fidel Castro, aderendo al movimento dei rivoluzionari cubani in esilio. Egli rivestì un ruolo importante nella Rivoluzione cubana (1953-1959) che rovesciò il regime di Fulgencio Batista, partecipando allo sbarco clandestino nell'isola nel novembre del 1956 e alla guerriglia contro l'esercito del dittatore cubano.

Divenuto Castro primo ministro nel febbraio del 1959, Guevara venne nominato da questi presidente della Banca nazionale cubana e ministro dell'Industria (1961-1965): in tale veste guidò la riorganizzazione del sistema economico dell'isola secondo i canoni del comunismo marxista. Avversario della politica statunitense di interventismo nei paesi in via di sviluppo, da lui definita imperialista, "il Che" fu all'origine dell'evoluzione a sinistra del regime castrista e dello spostamento delle relazioni economiche di Cuba dagli Stati Uniti, finora interlocutori privilegiati, al Blocco orientale.
Guevara abbandonò l'incarico di governo nel 1965. In una lunga lettera a Fidel Castro spiegò i motivi che lo spingevano a lasciare l'isola per dedicarsi all'organizzazione della rivoluzione negli altri paesi dell'America latina: l'esperienza maturata a Cuba gli aveva permesso di perfezionare una lotta armata basata sulla guerriglia organizzata, condotta da piccoli gruppi addestrati. Egli predicava la necessità, per contrapporsi all'imperialismo, che si accendessero numerosi focolai di guerriglia e che si costituisse un legame di solidarietà tra i paesi del Terzo Mondo. Mosso dall'impulso di mettere alla prova le sue teorie, tra la fine del 1965 e la primavera del 1966 raggiunse il Congo con un gruppo di armati per unirsi al movimento contro il regime di Mobutu, ma da questa esperienza uscì sconfitto.
Dopo un anno vissuto in clandestinità, il "comandante Che Guevara" nel 1967 volle ritentare l'esperienza tra le montagne della Bolivia unendosi alla rivolta dei contadini e dei minatori contro il regime militare di René Barrientos. Rimasto isolato, privo dell'appoggio della stessa popolazione per la quale lottava, fu catturato dall'esercito boliviano e venne ucciso il 9 ottobre 1967. Il corpo venne mostrato alla stampa, poi gli furono amputate le mani e in seguito seppellito con altri suoi compagni a Valle Grande (il luogo sarebbe stato rivelato solo dopo molti anni da un militare dell'esercito boliviano presente alla cattura del Che), nel 1997 le sue spoglie furono localizzate e disseppellite e quindi traslate a Cuba dove, con grandiosi funerali di stato, furono tumulate a Santa Clara.
La vita del Che stimola la riflessione sull’uso della violenza e delle armi, il fine giustifica i mezzi? Si può combattere e uccidere degli esseri umani per la libertà di altri? Non è questa la sede per simili riflessioni.
Per oggi lasciamo perdere le polemiche e ricordiamo una delle personalità più importanti del novecento, colui che è diventato simbolo e icona di ogni rivoluzione o protesta moderna, colui che ha lottato contro l’ingiustizia e le disuguaglianze fino alla morte.
Ricordiamolo così:
“Siate sempre capaci di sentire nel profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo”
E
“Se io muoio non piangere per me, fai quello che facevo io e continuerò vivendo in te.”